Il percorso storico della musicoterapia

Musicoterapia o musicoterapie?

La risposta, prende forma proprio a partire dalla storia di questa disciplina nel nostro paese.

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“Per fare musicoterapia non occorre saper suonare, bastano alcune conoscenze di base”: siamo agli albori della musicoterapia, animata da numerosi corsi in tutta Italia, rivolti a chiunque. 
“Il musicista che esce dal conservatorio è in general modo nevrotico, e non può fare musicoterapia”: siamo agli inizi della storia della musicoterapia, senza ancora una propria identità, un’autonomia epistemologica.

Nel tempo, negli anni, attraverso il corso degli eventi, le cose sono cambiate.

L’APMM – Associazione Pedagogia Musicale Musicoterapia “Giulia Cremaschi Trovesi”- è stata fondata nel maggio 1991, allo scopo di creare lo spazio per una musicoterapia fondata sul “fare musica”.
Per “fare musica” occorre conoscere gli ingredienti che costituiscono la musica stessa. Ecco allora la necessità di procedere nella formazione, per chi possiede titoli di studio musicali. 
L’APMM è sede di pratica professionale, studi, ricerca, verifica, formazione, supervisione.
L’APMM è la bottega del maestro.
Così ha avuto origine la musicoterapia umanistica.

Dagli studi APMM, è sorta la FIM, nel maggio del 1998, (Federazione Italiana Musicoterapeuti) allo scopo di far conoscere gli esiti degli studi, ricerca, tuttora in corso, presso l’APMM.

Con l’approvazione della legge 4/2013 e la pubblicazione della Norma UNI 11592 (ottobre 2015), la musicoterapia dialoga con il mondo delle Artiterapie. La musica, disciplina artistica di vertice nella musicoterapia, è irrinunciabile.
Come documentato in “Musicoterapia arte della comunicazione” (ed. scient. Ma,Gi, Roma 1996), titolo del primo libro sulla musicoterapia pubblicato da Giulia Cremaschi Trovesi : la musica è origine di Arti e Linguaggio, a buon motivo la Musicoterapia è “arte della comunicazione”.

L’approvazione della legge 4/2013 e la pubblicazione della Norma UNI 11592 (ottobre 2015), potrebbero condurre verso una chiarezza sulle nuove professioni, in particolare sulle Artiterapie e sulla musicoterapia?

In realtà, legge e norma possono essere applicate o essere ignorate.

I professionisti dell’APMM e della F.I.M. hanno deciso di rispettare la legge 4/2013 e la Norma UNI 11592. La F.I.M. ha fatto parte del Tavolo di lavoro UNI GL11. L’applicazione della legge e della norma prevede le certificazioni, per i professionisti e la qualificazione di primo e secondo livello, per i corsi di musicoterapia.

Ancora una volta, le scelte sono a carico del professionista.
Il futuro della musicoterapia pertanto, è nelle mani di coloro che sanno utilizzare le conoscenze acquisite (sapere) per mettere in atto abilità (saper fare) con competenza professionale.

Ogni professionista è a contatto con un’utenza. Anche l’utenza sceglie il professionista, poiché nel “mercato” della musicoterapia, innumerevoli sono le proposte e le scelte teoriche.
Gli esempi provengono, per esempio dai genitori di bambini con problematiche differenti (autismo, assenza o ritardo di linguaggio, DSA, sordità, cecità, ipovisione, ROP, leucomalacie, sindromi rare ecc.). Costoro si avvicinano alla musicoterapia e cercano tra diversi professionisti.
C’è un “passa parola” fra le famiglie, c’è un ricercare sulle pagine web.
Le competenze diverse, tra diversi professionisti, generano ampie possibilità per l’utenza.

Quale credibilità ha raggiunto la musicoterapia fino ad oggi? Il futuro della musicoterapia è nelle mani di persone che sanno suonare in modo adeguato per creare un contesto comunicativo efficace e condurre la persona, verso il superamento di ostacoli, verso emozioni di gioia. 
La presenza di varie associazioni che hanno criteri diversi crea una concorrenza artistico-culturale-professionale, peraltro prevista dalla legge 4/2013.
L’utenza è alla ricerca di professionisti che agiscono in modo efficace.
La presenza di differenti “Musicoterapie” offrirà una scelta consapevole per chi vorrà intraprendere questa professione.

Il Direttivo F.I.M.