Metamorfosi e Musica in fenomenologia


«La musica non può appartenere a un pensiero che si è liberato dal corpo assimilando a sé tutto il razionale».
Questa profonda affermazione fatta da Augusto Ponzio in Semiotica della musica a mio avviso sintetizza peifettamente ciò che la fenomenologia intende per musica, a partire da Husserl per arrivare fino ai nostri giorni. Lascia infatti intendere che ogni atteggiamento soggettocentrico, come quello caratterizzante la metafisica occidentale, è essenzialmente antimusicale, così come antimusicale è qualsiasi teorizzazione che pretenda di descrivere la pratica musicale e la fruizione estetica della musica senza cautelarsi criticamente dall ’uso ingenuo di parole-trappola come “tecnica”, “mente”, “corpo”. Si tratta di termini desemantizzati, irrigiditi in un ristretto significato univoco e dogmatico, che vanno invece risemantizzati immer wieder, sempre di nuovo, affinché possano ritrovare la loro plurivocità originaria. Vale a dire il loro potere di dar vita ad una metamoifosi, ad una rinascita, ad una seconda nascita nell’ alterità dialogica. Questo gesto fenomenologico preliminare volto alla risemantizzazione del linguaggio èestremamente importante per ritrovare infatti la nostra armonia originaria tra razionalità e corporeità, per ritrovare le nostre radici, per riscoprire le ragioni del corpo, per pensare nel corpo. Insomma per realizzare una metamorfosi apportatrice di benessere.