SCUOLA DI MUSICOTERAPIA: L’ESPERIENZA DI CAROL

Ho incontrato il nome di Giulia Cremaschi Trovesi per caso, fra le righe di una bellissima lezione magistrale di Carlo Sini dal titolo “Sentire il mondo”. Da quella lettura alla mia iscrizione alla Scuola quadriennale di Musicoterapia sarebbero trascorse solo poche settimane. Quello con Giulia è stato l’incontro giusto, al momento giusto. Il fascino che poche parole scritte erano riuscite ad avere su di me, a proposito di ritmo, grembo materno e “prima orchestra”, ha preso corpo il giorno che l’ho conosciuta: mi trovavo di fronte ad una persona dal carisma eccezionale, capace di comprendere in sé la sensibilità del musicista, la cultura dello studioso, la determinazione del professionista e la spontaneità del bambino.

Iscrivermi a questo corso che richiedeva molto tempo ed energie ha significato compiere una scelta: quale direzione dare ai miei studi musicali che sino a quel momento erano stati dedicati al mio individuale perfezionamento? Dopo quattro anni di Scuola, posso dire onestamente che quella domanda è ancora aperta.

Non perché l’incontro con Giulia, i docenti che l’hanno affiancata, i miei compagni e tutte le persone con disabilità che ho incontrato, non abbiano lasciato il segno, bensì esattamente il contrario. Ogni giorno, nella professione di insegnante e musicista, mi chiedo come orientare le mie risorse e le mie conoscenze per comunicare in maniera efficace con gli altri e mi sforzo di creare occasioni in cui la persona che ho di fronte metta in moto se stessa: che si tratti dell’ora di lezione con uno studente di violino molto dotato, dell’ora di sostegno scolastico a ragazzi in difficoltà per le più disparate ragioni, oppure dell’ora di musicoterapia con un anziano sulla soglia dell’Alzheimer. La Scuola di Musicoterapia Umanistica mi ha dato le risorse, umane e musicali, per vivere pienamente tutte queste esperienze: anche di fronte alle maggiori difficoltà, la musica è capace di attivare una relazione di ascolto e di creare continuamente bellezza attorno chi la vive.

Mi sono interrogata quanto la Musicoterapia Umanistica di Giulia Cremaschi potesse adattarsi ad uno strumento come il violino che non consente di sfruttare, nella pratica terapeutica, la potente cassa di risonanza del pianoforte. Pur riconoscendo questo limite al mio strumento e dedicandomi con molta passione allo studio del pianoforte e altri strumenti, ho voluto concludere il mio percorso con una tesi incentrata proprio sul “violino umanistico” e sul suo ruolo di cura nella pratica pedagogica e terapeutica. Il violino è lo strumento con cui sono cresciuta e quello che mi permette con maggiore tranquillità di pormi in ascolto della relazione, senza sentire il peso di un impedimento tecnico e cercando, anzi, una libertà esecutiva che, prima della Scuola, non ho mai coltivato.

“Suonare osservando, osservare suonando” è uno degli insegnamenti portanti della Musicoterapia Umanistica, che richiede di essere in costante equilibrio fra ascolto empatico e guida responsabile. Un motto, o meglio, una sfida che Giulia Cremaschi continua a testimoniarci senza mai vantare una capacità empatica che, spesso, si teorizza molto e poco si pratica.

Carol Bergamini