SCUOLA DI MUSICOTERAPIA: L’ESPERIENZA DI MIETTA

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È difficile racchiudere in qualche riga ciò che succede in quattro anni. Richiamando alla mente i ricordi del “viaggio” intrapreso assieme ai miei compagni, cercherò di scrivere qualche suggestione.

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Ho iniziato la Scuola di Musicoterapia Umanistica “Giulia Cremaschi Trovesi” dopo aver conosciuto la musicoterapia umanistica sul campo e averne fatto esperienza affiancando una musicoterapeuta della F.I.M., Federazione Italiana Musicoterapeuti. Nell’intraprendere questo percorso avevo un’aspettativa in particolare: comprendere la teoria che stava dentro tutta la pratica che avevo visto e sperimentato, e poter conoscere più a fondo il mondo della disabilità, sperando di riuscire ad impadronirmi del linguaggio che vedevo adoperare e che tanto smuoveva.

È inutile dire che quell’aspettativa non è stata colmata: non perché non abbia acquisito più conoscenze di quante ne avessi o perché non abbia incontrato la teoria che immaginavo, ma perché vivendo questa Scuola ho capito che avrei dovuto guardare alle cose da un altro punto di vista.

Quello che mi ha colpito da subito di Giulia Cremaschi e di altri docenti del corso è che siamo stati tutti considerati professori. Cosa significa? Per la mia esperienza, mi sono sentita carica di una responsabilità – abile a rispondere -, presa in considerazione come persona pensante e già competente nel proprio campo, non una studentessa con tutto da imparare e niente da dire. Questo ha fatto sì che le risposte che cercavo, col tempo le ho trovate, ma non dove mi aspettavo: le ho trovate dentro di me. E ciò ha innescato un processo che mi ha permesso di pormi più domande e, con esse, la motivazione a cercarne il significato.

Che ruolo ha la musicoterapia in tutto questo?

La consapevolezza dello sguardo sull’altro è cresciuta: credere in chi mi sta di fronte, avere davvero fiducia nell’altro, vedere la persona oltre la dis-abilità… sono modalità d’essere senza le quali non può esistere una vera relazione. Nella relazione, ho ritrovato la Musica.

Quasi al termine del mio esame finale, una docente mi ha fatto notare che l’elaborato iniziava con la parola no e concludeva con la parole amore.

Credo di non aver modo migliore per riassumere questo percorso, che è solo all’inizio.

Mietta