Conversazioni – Musica e Terapia

Venerdì 7 marzo Giulia Cremaschi Trovesi è intervenuta nella prima edizione della rassegna “Conversazioni”, organizzata dalla Biblioteca musicale de Sabata – Ceccato nella suggestiva cornice di Palazzo Polli Stoppani a Bergamo Alta.

Il suo contributo, dal titolo “Musica e terapia”, comincia, come sempre, spiazzando e incuriosendo i partecipanti: il primo oggetto misterioso è la poderosa conchiglia che Giulia ha suonato verso le corde dell’ottimo Steinway & sons il quale ha ricambiato offrendo una nitida risonanza con grande varietà di armonici. 

Conquistata in fretta l’attenzione degli uditori, Giulia ha affrontato l’argomento in questione, la Musicoterapia, partendo da alcuni milioni di anni fa e mostrando le impronte di passi visibili sui reperti, testimonianza di quanto l’ordine ritmico sia appartenente all’Uomo sin dalle sue origini. Dopo la proiezione di altre immagini che hanno consolidato la ricerca dell’ordine ritmico nella storia da parte dell’uomo, si è arrivati al momento imprescindibile della sperimentazione: i giochi con le mani e con la voce, riferiti rispettivamente alla durata e all’altezza del suono, hanno coinvolto pian piano i partecipanti che hanno così potuto ricalcare con il proprio corpo le nozioni prima ascoltate con le parole. E’ sempre interessante ed affascinante vedere un contesto di persone alle quali viene chiesto di creare un movimento, un suono o di intonare una scala musicale: l’uditorio era composto da persone non giovani, certamente curiose ed interessate ma che presumibilmente si sarebbero aspettate di ascoltare passivamente un oratore. Nel momento nel quale viene loro chiesto di partecipare attivamente è visibile che, rotto l’involucro di timidezza e di sorpresa, si scopra la bellezza del gioco, nel quale il nostro lato bambino può finalmente aver di nuovo una voce. 

Dividendo i presenti in due cori, Giulia ha poi diretto i gruppi con le mani, creando polifonia: questa magia, data spesso per scontata, è alla base della musica che conosciamo da alcuni secoli ma quando la si sperimenta porta sempre allo stupore. La diversità di due note che, proprio a ragione della propria diversità, creano un’armonia, emoziona chi ha la fortuna di coglierlo. I feedback e gli sguardi dei presenti hanno provato che i contenuti dell’incontro li hanno raggiunti e arricchiti.