Dal dialogo alla parola
Relazione: Suoni – Melodia – Suoni Armonici – Parola
Una volta superato il modo comune di intendere il linguaggio parlato e scritto non soltanto come una convenzione, è possibile andare verso la scoperta del valore profondo insito in ogni parola.
È possibile allora creare una relazione interpersonale anche con un bambino che non parla, condividendo con lui esperienze dalle quali la voce scaturisce spontaneamente.
Il passaggio dalla voce alla parola è l’evento naturale che distingue l’uomo da ogni altro essere vivente. Il passaggio dalla voce alla parola avviene con gradualità soggettiva. Per questo motivo il professionista (musicoterapeuta) si prende cura della sua formazione per essere in grado di apprezzare e valorizzare espressioni vocali o verbali che, attraverso un percorso di assimilazione progressiva (Alfred Kallir), sfociano nella parola vera e propria. Attraverso il percorso di formazione personale il professionista può scovare il bello che si nasconde nelle prime espressioni vocali e tentativi di parole in un bambino che non parla. In esse sono racchiusi i segreti delle parole che scaturiranno da questi dialoghi tonico – emotivo – sonori, dall’accoglienza, valorizzazione e condivisione musicale che avviene mediante l’improvvisazione comunicativa al pianoforte.
L’esperienza pratica in musicoterapia è intrisa di suoni. La voce è l’espressione delle emozioni nate nell’esperire.
L’agire secondo i principi della Musicoterapia Umanistica, modello A.P.M.M., crea il contesto di opportunità che favorisce l’esperienza ed il sorgere del dialogo che si fa parola. La comunicazione non verbale è il contesto nel quale ha motivo di essere la parola, ossia il dialogo verbale.
Il passaggio dalla parola parlata alla parola scritta è un evento per noi ovvio. Eppure ci sono stati periodi storici che hanno preceduto la parola, hanno visto il farsi della parola e il tradursi della parola in segni scritti. Il passaggio dal Suono al Segno porta in sé qualcosa di magico.
Lungi dall’essere soltanto una convenzione esso racchiude la storia di eventi a noi sconosciuti perché troppo lontani dai nostri tempi (Kallir).
In musicoterapia accade di ritrovare questi pa ssaggi quando un bambino in gravi o gravissime difficoltà (handicap o plurihandicap, autismo, sordità, sindromi ecc.), a sua insaputa, ripercorre i passaggi compiuti dall’umanità (relazione filogenesi-ontogenesi). Allora si scopre che i segni delle lettere dell’alfabeto riportano alla relazione uomo – mondo, all’essere nel mondo (accorgersi di essere nel mondo reale), all’esserci (rendersi conto della propria presenza in relazioni agli altri, al mondo).
È facile intendere che ogni tim bro sonoro è rappresentato nel suo segno alfabetico. Almeno all’apparenza è così. Secondo questa apparenza, leggere e scrivere è un gioco meccanico di corrispondenze fra timbri sonori della voce e segni scritti. L’essere umano è lungi dall’essere soltanto apparenza. Scavando nelle esperienze in musicoterapia si scopre che “il suono aveva la figura e la figura aveva il suono (non “riproduceva” un suono). Questa primaria esperienza diede forma e significato al mondo, cioè alle esperienze umane delle forme, delle figure e dei suoni tra loro interconnessi e a loro volta intrecciati con le esperienze primarie della vita (cibo, sesso, riparo ecc.)” [1].
L’alfabeto inizia con la l ettera “A”. L’apertura al mondo nell’essere umano inizia con la bocca aperta che accoglie, nel periodo dello svezzamento, il cibo offerto dalla madre. Kallir nel suo libro “segno e Disegno” [2], raccoglie documenti storici che dimostrano che la forma della lettera “A” riproduce la forma delle corna del bue che spinge l’aratro per tracciare il solco nella terra.
La testa e le corna dell’animale, capovolte, hanno la stessa forma dell’aratro che apre una spaccatura nel terreno. Nasce la relazione, l’assimilazione fra il valore della lettera “A” che Apre l’Alfabeto con il valore del tracciato aperto che, una volta seminato, darà il grano indispensabile per la vita dell’uomo. La vita dell’uomo è così nutrita dai chicchi del grano e dal procedere della cultura. La stessa bocca che si apre per la nutrizione, si schiude per il farsi della parola. La suzione introduce il latte direttamente nella bocca. Nello svezzamento il bimbo vede l’arrivo del cibo e decide se aprire o non aprire la bocca. La bocca che accoglie il cibo assapora ed assimila il mondo attraverso i gusti del mondo, iniziando un’esplorazione che condurrà la stessa bocca non soltanto a prendere il mondo (alimentarsi) ma ad entrare nel mondo per parlare. La forma della lettera “A” è intrisa di questa Apertura, Alimentazione, Assimilazione, Assaporamento, Amore ecc. Suono e forma rinviano l’uno all’altro. Così accade per la prima lettera dell’alfabeto alla quale faranno seguito le altre.
Si consiglia la lettura dei testi indicati nella bibliografia per una trattazione estesa dei fondamenti teorici della musicoterapia umanistica. Gli autori utili allo scopo sono: Alfred Kallir, Carlo Sini, Giulia Cremaschi Trovesi, Mauro Scardovelli
Note
[1] Carlo Sini, Idoli della conoscenza, Raffaello Cortina Editore. Milano, 2000
[2] Ed. Spirali/Vel, Milano, 1994