Il suono e la musica all’origine della relazione, del movimento e del linguaggio – Principi teorici e tecniche della musicoterapia umanistica – Parte Seconda
Paola Beltrami in Neuroscienze.net
Principi teorici e tecniche della musicoterapia umanistica
In questo secondo articolo sono illustrati i principi teorici della Musicoterapia Umanistica secondo il modello che la prof.ssa Giulia Cremaschi Trovesi ha elaborato nella sua lunga esperienza.
Essi possono riassumersi in tre concetti chiave: Corpo vibrante, Grembo Materno come “Prima Orchestra” e Partitura Vivente.
Sono poi descritte brevemente le tecniche usate in Musicoterapia Umanistica, tecniche che attingono pienamente nella musica intesa come linguaggio espressivo e comunicativo.
I principi teorici
La musicoterapia umanistica fonda i suoi principi teorici nella fisica acustica.
Lo studio del suono nella sua complessità di fondamentale e armonici e la risonanza alla base dell’ascolto hanno confermato in più di 40 anni di esperienze sul campo, che la persona, ogni persona è un Corpo vibrante, e che l’ascolto, alla base di ogni relazione, è un gesto intenzionale che implica tutto il coinvolgimento della persona stessa.
Il Corpo vibrante
Il suono è un fenomeno complesso. La consuetudine ci ha abituati a credere che si ascolti soltanto con le orecchie. Il nostro corpo risuona nel ricevere e produrre onde sonore; è il protagonista dell’ascolto. La voce è corpo, aria inspirata ed espirata che preme verso l’esterno. La voce “danza” nelle diverse cavità del nostro corpo formando gli armonici.
Le emozioni sono in grado di modificare il respiro, pertanto la voce.
Per comprendere che cosa sia il suono, è opportuno metterlo a confronto con il suo contrario.
Il silenzio interrompe il suono. Il suono interrompe il silenzio.
L’alternarsi “silenzio – suono – silenzio” è ciò che chiamiamo ritmo. Se il suono non fosse interrotto
dal silenzio, non ci sarebbe l’attesa del suo ritorno. Sulla Terra non può esserci il silenzio assoluto.
Già nel 1700 la campanella sottovuoto di Hawksbee aveva dimostrato che la trasmissione delle onde sonore avviene in presenza dell’aria. Suono è onda vibratoria che si espande nell’aria coinvolgendo tutto quello che incontra, anche il corpo umano.
Le onde sonore avvolgono, coinvolgono, compenetrano tutto quello che incontrano, generando il fenomeno della risonanza. Il nostro corpo è “Corpo vibrante”,dall’inizio della vita, dal momento del concepimento. La ricezione delle onde sonore (percezione, ascolto) e la produzione (voce) dipendono dalla qualità della relazione che ciascuno di noi vive con il mondo esterno, con i propri simili, con sé stesso.
La “Prima Orchestra”
Il grembo materno, che non può concedere un attimo di silenzio, per tutti i mesi della gestazione, è la “Prima Orchestra”, il luogo dove la nuova vita sperimenta la regolarità ritmica del pulsare cardiaco della madre, l’alternarsi di timbri caratteristici che si formano all’interno del corpo, le melodie della voce materna. Il ritmo originario della “Prima Orchestra” è ciò che genera le prime memorie e la relazione primordiale. Ritmo, accenti, timbri sonori viscerali, voce materna, sono il terreno sul quale ogni essere umano svilupperà le esperienze future. Al momento della nascita ogni essere umano sperimenta l’aria, mette in moto la respirazione, fa sentire la sua voce.
Le forme musicali sono radicate sull’imitazione. Il linguaggio verbale dipende dalle capacità imitative, dalla memoria, dall’attenzione, dalla relazione originaria con la madre o con un sostituto materno significativo per il piccolo. Tutto ciò che è stato vissuto prima della nascita, è bagaglio emotivo, sensoriale, cognitivo e relazionale per costruire il dopo.
La partitura vivente
Ogni nostro movimento, gesto, produzione della voce, si realizza mentre il tempo passa. Tempo e Spazio non sono separabili. Ogni nostro movimento, gesto o suono della voce si svolge in un “prima e dopo”. Questo “prima e dopo” è ritmo. Ogni ritmo ha un ordine, chiamato tempo, e porta in sé una musica. La musicoterapeuta ha il compito di trovare questa musica.
Ogni persona è una partitura vivente.
La strada più diretta per rispecchiare, valorizzare un gesto, è il canto. La musicoterapeuta può anche scegliere fra gli “utensili” della musica per coinvolgere, generare gioia partecipativa. Gli strumenti musicali sono i manufatti utili in musicoterapia. E’ indispensabile saperli utilizzare con arte, tecnica, abilità, consapevolezza delle proprie conoscenze, competenzanell’osservare la risposta dell’altra persona per creare un dialogo non verbale da cui scaturirà il verbale (laddove possibile).
Le tecniche
Improvvisazione comunicativa al pianoforte
Gli strumenti acustici, nati come prolungamento del corpo umano, producono onde vibratorie attraverso l’amplificazione delle casse di risonanza (riproduzione del Corpo Vibrante). Il pianoforte a coda presenta il vantaggio di una grande cassa di risonanza e una vasta gamma di frequenze (da Hz 27,50 per il tasto più grave, a Hz 4184 per quello più acuto). Per buona parte della seduta di musicoterapia, il bambino o ragazzo è seduto o sdraiato sul coperchio del pianoforte a coda, in modo da essere avvolto, immerso e cullato nelle onde sonore che lo raggiungono per risonanza.
La musicoterapeuta suona osservando ed osserva suonando, cosciente del ruolo comunicativo che realizza nel gioco creativo dei suoni.
Improvvisare è creare la musica per rispecchiare, favorire accompagnare una persona a non sentirsi sola, per andare verso processi naturali di cambiamento e trasformazione.
Sulla tastiera, in ogni momento, genera sonorità, ritmi, melodie, armonie con i quali “parla”, guida, asseconda, accompagna, approva, reagisce ecc. secondo ciò che caratterizza il “noi” del dialogo. L’empatia prende corpo, prende suono attraverso l’improvvisazione comunicativa al pianoforte.
Dialogo sonoro
Mediante l’improvvisazione al pianoforte la musicoterapeuta dà senso ad ogni gesto, movimento, modo di camminare, correre, vocalizzare. Ella risponde allo scuotimento di un sonaglio, di strumento idiofono, al volteggio di un nastro, perfino al silenzio, all’attesa di uno sguardo creando un dialogo espressivo che precede e va oltre la parola.
L’improvvisazione al pianoforte risponde anche alle melodie, alle sonorità di un’arpa, di uno strumento a corda (violino, viola, violoncello, contrabbasso), di strumenti a fiato (tromba, corno, flauto, clarinetto ecc.), di strumenti a percussione (membrane, strumenti etnici ecc.), di strumentini idiofoni creando composizioni musicali estemporanee ricche di fascino.
Progressivamente si scopre il piacere di suonare insieme ascoltando ed ascoltandosi.
Euritmia
Questo termine indica l’ordine fra suoni, ritmi e movimento. Ogni gesto che la persona compie con libertà e tenendo per esempio fra le mani materiali plastici (foulard, teli, veli, nastri o altro), viene valorizzato dall’improvvisazione comunicativa. Ciò che accade è l’essenza stessa dell’agire in musicoterapia. Nel momento in cui il professionista accompagna, segue il movimento della persona con la quale dialoga suonando, quest’ultima, sentendosi accolta, prosegue nei suoi movimenti ascoltando ciò che viene suonato. E’ il muoversi in modo coordinato e armonico ascoltando ed ascoltandosi.
Rilassamento
Sperimentare e ritrovare il corpo vibrante stando stesi sopra il coperchio del pianoforte a coda è un punto di arrivo e non di partenza. L’ascolto nasce lentamente, dal progressivo lasciarsi andare e sperimentare la gioia dell’essere cullati, accarezzati, coccolati dalla musica che penetra e avvolge tutto il corpo. La presenza di una co-terapeuta (dove possibile) favorisce tramite l’abbraccio e il massaggio il lento rilassarsi. Le mani che toccano il bambino si muovono in modo coerente alla musica e contemporaneamente la musicoterapeuta improvvisa sonorità adatte al tocco. Si crea una relazione circolare in cui il bambino è la partitura vivente che dà spunto al gioco musicale e che si ritrova, perché si sente ascoltato, in quel gioco stesso.
Canto
La parola nasce dall’ascolto. La parola è prima di tutto canto. Il coinvolgimento nella risonanza corporea genera emozioni sfogate nella relazione con l’altro mediante il vocalizzo spontaneo.
Dare senso ad ogni suono vocale e condurlo all’espressione comunicativa è compito della musicoterapeuta la quale legge, nell’intonazione nel registro utilizzato, nell’ampiezza e nella durata il modo di porsi della persona. Il gioco musicale crea il contesto opportuno per condividere esperienze che, nella ricchezza emotiva, facciano sorgere il desiderio del dialogo che si fa parola.
Il canto popolare infantile favorire la fluidità della parola, l’intonazione della voce, la consapevolezza, il controllo e l’ampiezza del respiro, oltre che stimolare la memoria acustica, l’articolazione del linguaggio, l’attenzione d’ascolto, l’aumento del vocabolario nella comprensione del testo. Cantare insieme mette buon umore, elemento indispensabile al fare terapia con i suoni e la musica.
Apprendimento della notazione musicale
Il percorso terapeutico evolve con naturalezza in quello educativo. La musica non è il fine, ma il mezzo attraverso il quale il bambino si sperimenta e si mette in gioco. I processi di astrazione, di conoscenza, di decodifica, si mettono in atto favoriti dal piacere di fare musica insieme. La lettura musicale diviene un ‘esigenza per proseguire nel percorso di crescita.
Pratica strumentale
Il flauto dolce, la chitarra, il pianoforte, l’arpa sono alcuni tra gli strumenti proposti a bambini e ragazzi che seguono il percorso della musicoterapia. Talvolta l’approccio allo strumento rappresenta una grande sfida per i bambini, perché significa “mettere il dito nella piaga”, cioè affrontare i limiti che la patologia impone. Altre volte è una sfida perché i deficit attentivi, o la mancanza di coordinazione sembrerebbero impedire qualunque pratica strumentale. Viceversa è emozionante accompagnare il bambino alla presa di coscienza non solo del limite, ma anche delle potenzialità che rischiano di rimanere nascoste, sempre sopraffatte da ciò che non va, da ciò che troppo spesso il bambino stesso dice di sé o si sente dire. Non è raro che un bambino con autismo, sordità, sindrome di Down, ecc. raggiunga alti livelli di pratica strumentale.
Conclusioni
A partire dal suono che è relazione per definizione, si sviluppa l’inquadramento teorico della musicoterapia umanistica. La risonanza corporea è la modalità dell’ascolto non solo del feto, ma della persona per tutto l’arco della sua vita. Nella nostra società sempre più frenetica e visiva, spesso ci dimentichiamo cosa sia l’ascolto e quale atto di volontà comporti per essere definito tale.
Compito della musicoterapeuta è suscitare il desiderio di ascolto in chi lo ha perduto a causa di una patologia e/o di difficoltà relazionali e comunicative. La persona è una partitura vivente che la terapeuta legge e traduce in suoni e ritmi. Dal sentirsi così accolti e ascoltati si aprono nuovi canali di comunicazione, nasce l’interesse e la curiosità, si accoglie la novità.
Le tecniche della musicoterapia umanistica – improvvisazione comunicativa, dialogo sonoro, canto, euritmia, notazione- favoriscono il percorso di progressiva apertura della persona, la sollecitano alla messa in gioco, ne valorizzano le potenzialità, andando qualche volta anche oltre i limiti che la patologia imporrebbe, come ad esempio un sordo che canta e suona il pianoforte, o il violoncello, un bimbo con sindrome di down che legge musica e suona il flauto, un ragazzo autistico che sviluppa capacità musicali tali da aiutarlo nella relazione con gli altri.
Bibliografia
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- musicoterapia.it