Il suono e la musica all’origine della relazione, del movimento e del linguaggio – Definizione della musicoterapia umanistica e inquadramento legislativo della professione del musicoterapeuta – Parte Prima

Paola Beltrami in Neuroscienze.net

Parte prima: definizione della musicoterapia umanistica e inquadramento legislativo della professione del musicoterapeuta

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Gli effetti curativi e benefici della musica si conoscono fin dall’antichità. La musicoterapia umanistica, nata quasi 50 anni fa, è definita arte della comunicazione. Dialogare con i suoni e la musica, improvvisando al pianoforte, è il modo in cui la musicoterapeuta si relazione con la persona che le è affidata. Scopo della terapia è suscitare il desiderio di comunicare e superare difficoltà e ostacoli alla crescita armoniosa della persona.

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La legge 4/13 e la successiva norma tecnica danno attualmente un inquadramento ufficiale alla musicoterapia. I professionisti che operano all’interno della Federazione Italiana Musicoterapeuti (F.I.M.) sono certificati secondo la Norma tecnica UNI 11592.

Presentazione

L’arte di usare i suoni per curare ha radici lontane nel tempo. Ogni cultura ha elaborato sistemi di terapia musicale specifici. Da ognuno di essi si può trarre qualcosa di universalmente valido, anche ai nostri giorni. La molteplicità dei modelli tuttora utilizzati dipende dalla formazione del musicoterapeuta (musicista o non musicista) e dal pensiero filosofico e pedagogico che ispira il modo di operare con i suoni e la musica.

La musicoterapia Umanistica scaturita dall’esperienza sul campo e dagli studi di Giulia Cremaschi Trovesi non supera i 50 anni di età, ma è già diventata scuola e metodo. Nata sul campo nel lavoro con bambini e ragazzi audiolesi per lo più con turbe associate, la musicoterapia si è arricchita nel tempo con il contributo di tanti professionisti che hanno trovato nell’approccio musicale ed umanistico della Cremaschi, un modo efficace di valorizzare ogni persona per aiutarla a superare ostacoli, deficit, problematiche di varia natura.

Ho suddiviso il mio lavoro in tre parti al fine di cercare di presentare la musicoterapia umanistica almeno nei suoi tratti essenziali, consapevole che, la sua natura interdisciplinare e la complessità dell’argomento, meriterebbe spazi più ampi e ben altri approfondimenti per essere esaustiva.

Quale musicoterapia?

“Ogni nostro gesto, movimento, azione, intonazione della voce scaturisce da quello che bolle dentro di noi, dalle nostre emozioni, belle o brutte che siano non ha importanza. In ogni nostro gesto, movimento, azione, intonazione della voce, c’è un ritmo, un tempo, una musica.
Musicoterapia, arte della comunicazione, consiste nel dare voce, trasformare in melodia, canto, armonia, il ritmo insito in un gesto, movimento, azione.

Le capacità musicali sono in ciascuno di noi perché la nostra storia è intessuta di ritmi, suoni, versi, rumori, a partire dal momento del concepimento. Il silenzio è il grande assente nella vita dell’uomo sulla terra. Voci, suoni, rumori, versi del mondo sono il silenzio della natura.
Per comprendere il valore dell’umanesimo dobbiamo conoscere la nostra storia, le nostre origini.

Conoscere l’uomo, entrare in contatto con persone che soffrono (disabili in senso lato), creando un dialogo mediante il fare musica è ciò che accade in musicoterapia umanistica.
Occorre essere critici sulla scelta teorica, sul pensiero che sorregge i principi teorici. La musica fa bene all’uomo, all’umanità, da sempre, da molto, molto prima che gli stessi uomini incominciassero a parlare di scienza.

Su queste basi è indispensabile non solo conoscere ciò di cui è fatta la musica (ritmo, melodia, armonia) ma entrare nella complessità del suono (fisica acustica) per trovarsi fra le mani, in modo creativo, gli strumenti di lavoro (suonare, improvvisare, creare situazioni coinvolgenti, condurre verso processi di trasformazione interiore) che la musica offre”(dal sito www.musicoterapia.it).

In quest’ottica è possibile comprendere che gli obiettivi della musicoterapia umanistica non si limitano al benessere della persona. E’ noto che l’ascolto della musica regola il ritmo cardiaco, migliora la respirazione, favorisce il rilassamento, modifica l’umore, ecc. Ma questo non basta. Quando un bambino (ma anche un ragazzo) è seduto o sdraiato sul coperchio del pianoforte a coda e la musicoterapeuta improvvisa per lui e con lui, quello che è messo in gioco è molto di più.

Il dialogo sonoro che scaturisce dal gioco musicale e la risonanza corporea provocata dalle onde sonore, smuove la persona fisicamente ed emotivamente. Ecco allora che ciò che accade è imprevedibile. Le emozioni in gioco sono profonde. La persona si sente ascoltata, accolta, cullata dalla musica, e forse, comincia ad aprirsi. La maestria della musicoterapeuta consiste proprio nel suscitare nella persona il desiderio di porsi in relazione e comunicare. L’imprevedibile gioco delle onde sonoro che si intrecciano in dialoghi musicali, ritmi, movimento, favoriscono il generarsi spontaneo della voce. Il canto popolare infantile stimola l’articolazione della parola in un clima festoso e giocoso. Anche l’ordine del movimento e delle coordinazioni migliora, come pure l’organizzazione spazio-temporale, perché la musica è tempo che si diffonde nello spazio.

Questo, in sintesi, è la musicoterapia umanistica.

Come e dove si colloca la musicoterapia?

Con l’approvazione della legge 4/13 si è molto parlato delle nuove professioni e di come queste si stanno organizzando nel loro percorso di riconoscimento. La musicoterapia umanistica è una di queste.

La legge dice con chiarezza che ogni nuova professione non può ricalcare in alcun modo professioni già esistenti. In questo modo si è definitivamente chiarito che la musicoterapia (almeno quella umanistica che fa capo a Giulia Cremaschi Trovesi) non è una disciplina paramedica e non ha a che fare nemmeno con il mondo della psicologia. La tradizionale suddivisione di musicoterapia in prevenzione, riabilitazione e terapia è decaduta.

La musicoterapia è entrata a far parte delle Arti terapie – danza, teatro, dramma, arti plastiche e figurative, musica – e accompagna la persona in ogni fase della vita (pre – peri- post natale, età evolutiva, adolescenza, età adulta e terza età) avendo come obiettivo principale il benessere dell’utente, il suo percorso educativo in senso lato, la sua realizzazione, il suo mantenimento psico/fisico.

Ma, anche se sembra incedibile, la legge e la norma tecnica UNI 11592 sono solo indicative. Sta al professionista, alla singola associazione accoglierle o ignorarle.

Noi professionisti della F.I.M. abbiamo deciso di rispettare la legge 4/2013 e la Norma UNI 11592. La F.I.M. ha fatto parte del Tavolo di lavoro UNI GL11. L’applicazione della legge e della norma prevede le certificazioni per i professionisti e la qualificazione di primo e secondo livello, per i corsi di musicoterapia.

La scelta è a carico del professionista. La presenza di varie associazioni che hanno criteri diversi crea una concorrenza artistico-culturale-professionale, peraltro prevista dalla legge 4/2013.

Il futuro della musicoterapia è nelle mani di persone che sanno suonare in modo adeguato per creare un contesto comunicativo efficace e condurre la persona, verso il superamento di ostacoli.

Conclusioni

Quando si parla di musicoterapia si fa riferimento ad una disciplina antica, tutt’ora utilizzata in svariati modi per suscitare benessere e migliorare la qualità di vita. In particolare la Musicoterapia Umanistica, supporta in modo armonioso la crescita della persona, favorendo lo sviluppo psicomotorio e del linguaggio verbale. Dal punto di vista dell’inquadramento professionale, la F.I.M. ha scelto di aderire alle disposizioni della legge 4/13 sulle nuove professioni e di rientrare nelle Arti terapie. La certificazione UNI 11592 è attualmente elemento distintivo dei musicoterapeuti che hanno scelto di dare una svolta di qualità alla propria professionalità.

Bibliografia

  • Beltrami P. e Mondonico P., Suono, musica, emozioni all’origine della vita di relazione, del movimento, del linguaggio: esperienze in musicoterapia, in La medicina dei suoni, a cura di Perilli G. G. e Russo F., Borla1998
  • Bruscia Kenneth E., Definire la Musicoterapia – Percorso epistemologico di una disciplina e di una professione, Gli archetti, Ismez, Roma, 1993
  • Cremaschi Trovesi Giulia, Musicoterapia arte della comunicazione,Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 1996
  • Cremaschi Trovesi Giulia, Il grembo materno – La prima orchestra, Armando Editore
  • Cremaschi Trovesi G., La partitura vivente, dialogare attraverso l’improvvisazione comunicativa al pianoforte, e-book 2014
  • Scardovelli Mauro,Musica e trasformazione,Edizioni Borla, Roma, 1999
  • Stein Edith, Il problema dell’empatia,Edizioni Studium, Roma, 1998
  • musicoterapia.it