LA RISONANZA, TRA FISICA E MUSICA

Dall’intervento del prof. Saul Casalone a “Musica al di là di ogni Barriera”

Teatro Dal Verme 5 maggio 2023

 

 

 

 

 

 

 

Nel modello di Musicoterapia Umanistica la risonanza è un tema centrale. Si tratta di un
termine che rimanda in modo chiaro a fenomeni squisitamente acustici: risuonare è anzitutto
un suonare di nuovo, in risposta ad un altro suono. La parola risonanza evoca dunque quella
relazione su cui si fonda la professione del musicoterapeuta. Tuttavia, entrare nel merito di
una descrizione puntuale del fenomeno fisico della risonanza è impresa ardua per un
musicista, il cui percorso di studi solitamente trascura, purtroppo, temi fondamentali di fisica
acustica. Durante il corso quadriennale di Musicoterapia Umanistica, gli studenti hanno
l’opportunità di toccare tali temi grazie alla presenza di un docente di fisica. Si tratta di un
incontro felice, quello tra fisica e musica, che porta ad indagare con meraviglia il suono: un
semplice esperimento, come la risonanza tra due metronomi, può suscitare grande stupore.

Come si può descrivere fisicamente il fenomeno della risonanza? Per quale motivo ci meraviglia tanto?

La risonanza è un fenomeno, ai nostri occhi, decisamente sorprendente, forse perché
testimonia un’interazione, un qualche tipo di comunicazione, tra due corpi distanti l’uno
dall’altro. A ben vedere, in natura i fenomeni di risonanza sono tutt’altro che insoliti, e non
sono strettamente limitati all’acustica. Il termine risonanza è usato in fisica per indicare
fenomeni differenti, dal mondo microscopico sino alla scala astronomica, i quali mostrano
significative analogie con la risonanza acustica. I fenomeni di risonanza sono tanto diffusi,
perché in natura tutto, in prima approssimazione, può essere considerato un oscillatore
armonico.

Come possiamo comprendere il concetto di oscillatore e il suo legame con la
risonanza?
L’esempio più semplice di oscillatore è quello di un pendolo. Scostandolo dalla sua
posizione di equilibrio, cediamo energia al pendolo, e questo si mette in oscillazione con una
frequenza che dipende dalla sua lunghezza. In generale, grandi oscillatori hanno bassa
frequenza, piccoli oscillatori hanno alta frequenza: si pensi ad esempio alla differenza tra le
dimensioni di un contrabbasso che emette suoni gravi (ovvero a bassa frequenza) e un
violino che emette suoni più acuti (ovvero ad alta frequenza).
A causa degli attriti, l’ampiezza delle oscillazioni di un pendolo si riduce progressivamente
sino a fermarsi. Per compensare questa dissipazione di energia, è necessaria una forzante
periodica che abbia una frequenza prossima alla frequenza caratteristica dell’oscillatore. In
queste condizioni si dice che la forzante è “in risonanza” con l’oscillatore. Due oscillatori
possono svolgere il ruolo di forzante l’uno per l’altro. Se le loro frequenze caratteristiche
sono simili, essi entrano in risonanza con un continuo trasferimento di energia dall’uno
all’altro.


Come avviene questo trasferimento di energia?
Perché due oscillatori distanti possano entrare in risonanza è necessario che vi sia un
mezzo oscillante che comunichi l’oscillazione dell’uno all’altro oscillatore. Nel caso della
risonanza acustica il mezzo oscillante è l’aria: i rebbi del diapason, oscillando, producono
delle zone di compressione e rarefazione dall’aria che si propagano come un’onda sferica.
Ogni singola molecola d’aria si comporta come un oscillatore, oscillando attorno ad una
posizione di equilibrio. La propagazione dell’onda non comporta quindi un trasporto di
materia, bensì soltanto un trasferimento di energia.

Risonanza, energia, sono termini ricchi di accezioni differenti e utilizzati spesso con poca consapevolezza, eppure si tratta di concetti che descrivono fenomeni che appartengono alla nostra quotidianità, al nostro essere nel mondo.

Qual è l’origine di queste ambiguità?
Il fatto che un fenomeno fisico così pervasivo in natura, quale è la risonanza, possa risultare
ai nostri occhi sorprendente credo sia rivelatore dei condizionamenti culturali che
caratterizzano il nostro modo di interpretare la realtà che ci circonda. A livello di cultura
diffusa permangono concezioni meccanicistiche obsolete, poco propense a riconoscere la
possibilità di interazioni a distanza tra parti distinte di uno stesso sistema fisico. Al contrario,
il fenomeno della risonanza offre un modello concettuale potente attraverso cui pensare le
pratiche di cura, anche in senso meramente analogico, per riferirsi a dinamiche di natura
emotiva, affettiva, relazionale. Questo, nella consapevolezza che ogni analogia individua
delle somiglianze tra fenomeni diversi e quindi non può essere prolungata sino a obliterare
tale differenza.
Mentre ascolto l’esecuzione di un brano musicale, tutta la mia struttura fisica è impegnata in
moltitudine sconfinata di risonanze, che agiscono ad ogni livello fisico e a diverse scale di
grandezza. Entro questa complessità irriducibile, la risonanza emotiva si manifesta come
proprietà emergente, di cui non è possibile individuare una causa fisica univoca.
Forse può suonare strano se detto da un fisico, ma è doveroso riconoscere che la
complessità dei fenomeni che afferiscono alla sfera dell’umano, degli affetti, delle emozioni,
chiede talvolta di fare a meno delle spiegazioni fisiche.

Carol Bergamini
Saul Casalone