Autismo infantile, disturbi dello spettro autistico, disturbi pervasivi generalizzati dello sviluppo, disarmonie evolutive.

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Il bambino o ragazzo intraprende il percorso in musicoterapia dopo che la diagnosi è stata emessa dal servizio sanitario ufficiale competente e responsabile dei percorsi terapeutici. 
L’imprevedibilità del suonare dal vivo e smettere (suono – silenzio), senza preavviso, può far nascere nel bambino (ragazzo) l’intenzionalità verso l’ascolto.
Il percorso in musicoterapia è fondato sulla creatività comunicativa al fine di far sorgere nel bambino (ragazzo) l’intenzionalità verso l’ascolto in quanto condizione essenziale per accogliere le emozioni per vivere, per rapportarsi con il mondo delle cose, con se stesso, con gli altri. E’ importante rispettare i comportamenti, i gesti del bambino per riuscire a comprenderne il valore ed andare verso il loro superamento. Accogliere e valorizzare, anche attraverso la lettura che viene data dal genitore presente, qualsiasi accenno di gesto nuovo.

ASPETTI MUSICALI

Ascoltare il bambino: in musicoterapia umanistica il termine empatia implica il rispetto delle sue emozioni, l’entrare a far parte della sua storia dialogando, agendo, discutendo con lui, attraverso ritmi, melodie, armonia, per far sorgere in lui il desiderio di partecipare. 
Ogni bambino con diagnosi di autismo presenta comportamenti particolari, dal carattere soggettivo. Sono segnali con i quali egli racconta qualcosa di se stesso, della sua storia. È importante dedicare attenzione a questi comportamenti affinché egli si renda conto che ciò che fa è importante. È l’inizio del dialogo attraverso ritmi, melodie, armonie che, sulle basi di numerose esperienze già effettuate, è possibile instaurare anche con i bambini con diagnosi di autismo. 
È determinante cogliere le posture, gli atteggiamenti, i movimenti, le espressioni del viso. 
Il valore comunicativo della voce, la sua particolare intonazione (il registro vocale), il tipo di vocalizzo o altro sono segnali indicativi. Il Corpo parla con tutto se stesso. 
Attraverso la valorizzazione dei comportamenti del bambino ci si accorge che, molto più spesso di quanto si possa pensare, egli, pur comprendendo le parole, sembra non comprenderle. Il non giocare, non toccare, non prendere, non guardare ecc. non riescono ad impedire ai suoni di giungere al bambino. Noi non andiamo verso i suoni; sono le onde sonore che ci raggiungono. Il musicoterapeuta possiede nelle dita un gioco dal fascino che si rivela irresistibile anche per un bambino con diagnosi di autismo. Parlare al bambino mediante l’improvvisazione comunicativa al pianoforte significa non chiedergli una risposta; la comunicazione è affettiva. Il gioco suono – musica – silenzio – attesa, crea quegli attimi di ascolto nei quali il bambino, con un balenare dello sguardo, non riesce a nascondere di essere sensibile al “bello”, di aver bisogno di questa cosa così poco concreta, non toccabile che però ci tocca, come sono le onde sonore. Non si parla di un solo suono m della melodia sorretta dall’armonia. Siamo attratti dal “bello” della voce, del canto, della melodia perché i suoni gravi li sorreggono. I suoni gravi fanno convibrare la corporeità; i suoni del canto, della melodia emozionano tutto il corpo. La strada è aperta verso eventi che non sono prevedibili. Basta un lieve movimento del bacino, delle spalle, di una mano, di un muscolo del viso ad indicare che il sistema apparentemente immutabile del bambino con diagnosi di autismo, in realtà può nascondere il desiderio di rompere i suoi schemi. 
Il termine “imprevedibile” è doveroso nel rispetto della soggettività. Il Dialogo Sonoro, in questo caso riservato a pianoforte/voce (come risonanza e vocalizzo) ed alla corporeità del bambino, rivela esiti che sfuggono ad ogni previsione. Una reazione qualsiasi va bene. Va bene perché una reazione indica “l’esserci”. Una qualsiasi reazione è un segnale comunicativo. Come sia arduo procedere è il divenire, è il cammino insieme che si realizza nella Relazione Circolare.