DSA – PROVIAMO CON LA MUSICA? PARTE PRIMA

Autore: Cremaschi Trovesi Giulia

Prima pagina del “Giornale per bambini” con il terzo capitolo de “Le avventure di Pinocchio” (14 luglio 1881)

PARTE PRIMA: SERVE ANCORA LA PEDAGOGIA?


La scuola dell’obbligo, per definizione, accoglie tutti i bambini. Tutti i bambini sono pronti per essere attenti, per ascoltare, per applicarsi, per imparare? Se così fosse non sarebbe sorta la pedagogia. In ogni classe, in particolare dalla classe prima della scuola primaria, gli insegnanti si aspettano di incontrare bambini con particolarità nel comportamento, nel modo di relazionarsi, con difficoltà nell’attenzione e, per conseguenza, nell’apprendimento. Chi è insegnante sa che cosa deve insegnare, non sa come riuscirà ad insegnare. I programmi scolastici non possono diventare delle istruzioni per l’uso. Gli insegnanti sanno che ogni proposta di apprendimento va verificata, anche più volte. Nei processi pedagogico-educativi è tutto un gioco di qualità dove, per qualità, si intende la relazione interpersonale. L’insegnante si occupa di scoprire che cosa ha capito ogni bambino ed è pronta a trovare idee, indicazioni, accorgimenti che consentano di procedere in modo efficace. I bambini con difficoltà di apprendimento ci sono sempre stati. La novità attuale consiste nel fatto che queste difficoltà oggi sono state trasformate in danni organici. Chi sono gli autori di questa alchimia? 
Chi vuole documentarsi può fare un giro in Internet cercando la voce “Giù le mani dai bambini”. Il lettore trova documentazioni favorevoli e contrarie al DSA. Anche gli psichiatri sono spaccati in due: favorevoli o contrari. Ecco il vantaggio di poter accedere ad una documentazione oggettiva. Se le difficoltà nel comportamento, nel modo di relazionarsi, con difficoltà nell’attenzione e, per conseguenza, nell’apprendimento sono danni organici, allora diventano di competenza clinica, decade quella pedagogico-educativa, ossia scolastica.

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Leggiamo dal testo del MIUR:
“Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Dipartimento per l’Istruzione Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione”
Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento”

1. I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
I Disturbi Specifici di Apprendimento interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, in un contesto di funzionamento intellettivo adeguato all’età anagrafica. Sono coinvolte in tali disturbi: l’abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli. Sulla base dell’abilità interessata dal disturbo, i DSA assumono una denominazione specifica: dislessia (lettura), disgrafia e disortografia (scrittura), discalculia (calcolo). 
Secondo le ricerche attualmente più accreditate, i DSA sono di origine neurobiologica; allo stesso tempo hanno matrice evolutiva e si mostrano come un’atipia dello sviluppo, modificabili attraverso interventi mirati.

“Leggere, scrivere, far di conto” [1], sono parole che leggiamo in Pinocchio. Chi ha difficoltà nella lettura è dislessico, chi ha difficoltà nella scrittura è disgrafico, chi ha difficoltà nell’ortografia è disortografico, chi ha difficoltà nel fare i calcoli è discalculico. Non viene citata la dislalia, ossia la difficoltà ad esprimersi correttamente con le parole. Non vengono citate nè la disprassia, che potrebbe essere correlata con la disgrafia, né la disartria, né la disfasia, definizione cliniche specifiche. Poiché queste difficoltà sono difficilmente distinguibili le une dalle altre (chi ha difficoltà a leggere probabilmente ha difficoltà anche a scrivere etc.) ecco apparire una parola nuova: la comorbilità. Soffre di comorbilità il bambino che presenta dislessia, disgrafia, discalculia, tutte insieme.

Il DSM – IV distingue fra DSA e ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). Negli U.S.A. sono differenziati: LD (Learning Disorder) e ADD (Attention Deficit Disorder). Gli insegnanti hanno la competenza per valutare se queste differenze, queste separazioni sono riscontrabili nella realtà:
– DSA, Disturbi Specifici dell’Apprendimento;
– ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder);
– LD (Learning Disorder);
– ADD (Attention Deficit Disorder).

Un bambino in difficoltà nell’imparare assume anche comportamenti particolari che possono variare in una gamma compresa fra l’iperattività e l’apatia. Come sta questo bambino con l’autostima? Possiamo dare un valore assoluto ai test? Da anni ed anni è stata dimostrata la necessità di prudenza nel dare un valore assoluto all’esito dei test perché troppi elementi, di natura relazionale, ne compromettono l’attendibilità.

Facciamo un tuffo nella storia. Carlo Collodi, con il suo testo “Le avventure di Pinocchio” ha ritratto un burattino che porta in sé le caratteristiche dell’alunno più svogliato e meno intenzionato ad imparare che si possa incontrare. Iperattività e scarsità di attenzione sono le sue caratteristiche fondamentali. Pinocchio ha i suoi motivi per essere così! Non ha frequentato la scuola materna, non è stato neppure un bambino piccolo. Pinocchio entra nella vita di punto in bianco, quando è già grande. Quali esperienze ha realizzato prima di allora? Non ha neppure imparato a camminare! Prova e trova l’equilibrio sui piedi, saltellando, correndo per la stanza, facendo danni, iniziando a fare dispetti. Come reagirebbe Pinocchio se fosse sottoposto ai test di valutazione, ai programmi personalizzati, ai percorsi della riabilitazione? Di lui si direbbe che è iperattivo, con deficit di attenzione, con difficoltà nell’apprendimento della lettura, della scrittura, dei calcoli, nella relazione, nel comportamento. Come sta Pinocchio con l’autostima se si fida del primo gatto che incontra? Secondo i criteri provenienti dagli USA la cura farmacologica è quanto di meglio si possa dare a Pinocchio [2]. Il nostro burattino avrebbe danni neurobiologici? La risonanza magnetica metterebbe in luce anomalie al sistema nervoso centrale (neuro) o al corpo (biologico) di Pinocchio? Questi danni avrebbero una matrice evolutiva, ossia sarebbero in grado di crescere con il passare del tempo? Questi danni sarebbero atipici rispetto allo sviluppo della norma? Questi danni sarebbero modificabili attraverso interventi mirati? Quali sono gli interventi mirati? Come si fa a tenere fermo in un banco, non solo fermo ma attento e impegnato, un burattino con l’argento vivo addosso?
Il Ministero dichiara che, nelle classi prime della scuola primaria, i Pinocchini e Pinocchietti, ossia i bambini con difficoltà nell’apprendimento, rappresentano il 20% della classe. È così solo da oggi? Ebbene, perché mai Carlo Collodi, al secolo Carlo Lorenzini, avrebbe creato Pinocchio se i bambini in difficoltà non ci fossero già stati, se non avesse avuto dei modelli da descrivere? La scuola pubblica fu istituita con l’unità d’Italia. Le avventure di Pinocchio sono state pubblicate a partire dal 1881. La scuola pubblica aveva circa vent’anni. Se ci documentiamo presso un altro autore famosissimo per le tematiche scolastiche, De Amicis, possiamo constatare come essere maestro sia sempre stato arduo e difficile. Dovremo sbarazzarci di questi testi per cambiare opinione? Pinocchio, con lui Gianburrasca (di Vamba, ossia Luigi Bertelli), e gli alunni di De Amicis non manifestano segnali legati all’affettività, ai disagi sociali, ed altro ancora; ebbene, oggi possiamo dire che sono neurolesi, presentano danni neurobiologici.

Non possiamo dimenticare il personaggio delle barzellette, “Pierino”, il bambino più scombinato per eccellenza. Pierino, con tutti gli sforzi del mondo, non ne fa mai una giusta.

“Il monello” di Charlie Chaplin è un altro clamoroso esempio delle difficoltà umane, pertanto sociali, che un bambino può incontrare nella vita.

“Cani perduti senza collare” è il più famoso libro di Gilbert Cesbron (1913-1979) che affronta il tema dei ragazzi abbandonati, senza genitori, soli, dimenticati dalla società, costretti a vivere senza amore, allo sbando, in istituti di assistenza freddi e ostili.

Vittorio De Sica è stato regista di un film dedicato all’infanzia: “I bambini ci guardano”. Il titolo è significativo perché sottolinea il ruolo che gli adulti, travolti dai loro problemi, continuano ad avere nella crescita ed apprendimento (imparare a vivere) di un bambino.

Sarebbe interessante chiedere agli specialisti che differenza esiste fra danni neurobiologici e danni cerebrali (cerebrolesione).

Il prof. Thomas Szasz, psichiatra – accademico di fama mondiale, in un’intervista che si trova su YouTube, sostiene che nessuno è in grado di dimostrare che i disturbi di comportamento e apprendimento sono malattie.

Note

[1“Leggere, scrivere, far di conto”” Giulia Cremaschi Trovesi, Armandoeditore, Roma 2007

[2Programmi televisivi hanno già documentato che negli U.S.A. i bambini in cura con psicofarmaci sono undici milioni. Dopo qualche anno, con l’arrivo della pubertà, si segnalano suicidi, depressioni o esplosioni di aggressività. «Nelle scuole italiane, sono stati recentemente avviati programmi di screening di massa per individuare i bambini sofferenti di problemi di carattere psicologico. Se tuo figlio perde le cose, è disattento a scuola, interrompe spesso gli insegnanti od è aggressivo coi compagni di classe, non è detto che sia malato. Prima di sottoporlo ad una cura dagli esiti incerti e dagli effetti collaterali potenzialmente distruttivi, raccogli informazioni complete sul nostro portale, oppure contatta il nostro Comitato per ricevere a casa una pubblicazione gratuita. Spesso un bambino ha solo necessità di essere ascoltato con attenzione. Non etichettare tuo figlio. Ascoltalo!» (Internet http://www.giulemanidaibambini.org/)