“LA VOCE NEI SORDI”
Come può essere la voce nei sordi? E’ ovvio, lo sanno tutti… è gutturale! Chi può contestare questo? I sordi, soltanto loro.
Autore: Giulia Cremaschi Trovesi
“LA VOCE NEI SORDI”
Come può essere la voce nei sordi? E’ ovvio, lo sanno tutti… è gutturale!
Chi può contestare questo? I sordi, soltanto loro.
Per farlo devono rompere le catene del sordomutismo. Possono farcela da soli?
Nessuno di noi può crescere, imparare, a maggior motivo rompere le sue catene [1]senza l’aiuto di qualcuno; tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri. Qualcuno non ci crede? Per rispondere dobbiamo servirci delle parole. Potremmo godere dell’utilizzo delle parole se gli esseri umani non si fossero, da sempre, uniti in gruppo? Che possibilità di sopravvivenza ci sono per chi vive da solo? A partire dal panettiere, al fruttivendolo, l’ufficio postale, i servizi, le scuole ecc., moltissime persone si sono date da fare per predisporci il cibo, i vestiti, le scarpe ecc. istituire le scuole, i servizi ecc.
Senza un interlocutore non ci può essere il dialogo. Un uomo, da solo, non avrebbe potuto parlare. Gli uomini hanno dato vita alle parole. L’essere in gruppo, lo stare, il condividere con gli altri è ciò che chiamiamo “vita di relazione”. Ciò che crea la relazione è il dialogo. Sono passati i tempi delle disquisizioni (ovviamente verbali), sul dialogo verbale e non verbale [2]. Dovrebbe essere chiaro per tutti che il verbale è intriso di non verbale, che il non verbale sfocia nel verbale. La parola è l’essenza del dialogo.
Parola = parabola. Essa è il ponte che consente il dialogo. Le onde sonore della voce di chi parla, fanno convibrare il corpo di chi raccoglie, attraverso l’ascolto (con vibrazione, risonanza), le parole dette.
Anche nei sordi c’è questo corpo che convibra con gli altri, con il mondo? La risposta ufficiale viene dai servizi, dagli enti che si prendono cura dei sordi, dagli addetti ai lavori [3]. È la risposta che abbiamo imparato nel vivere comune: sordo = sordomuto.
Le mie esperienze in musicoterapia con i bambini sordi sono sorte in modo spontaneo. Non ho iniziato con l’essere un’esperta di sordi [4]. Ho iniziato, da musicista, con l’offrire ad un bambino sordo di due anni, l’opportunità di giocare con i suoni, in compagnia con alcuni coetanei. In che cosa consistevano i nostri giochi? Allora mi muovevo sulla scorta degli esempi osservati ed appresi ai Congressi Willems [5]. Non potevo sapere che stavo muovendo i primi passi in uno studio che continua ad affascinarmi. Da un lato andavano a farsi benedire le certezze dei modi comuni di pensare (il sordomuto); dall’altro lato si apriva un orizzonte sempre più vasto. La mamma di questo bambino fu il tramite fra me e l’Istituto di Audiologia dell’Università di Milano, che, allora [6]e per molti anni, è stato il centro italiano all’avanguardia per la sordità infantile. Iniziò così un susseguirsi di esperienze, confronti, studio, conferenze, pubblicazioni ecc.
Musica – Sordità
Le mie competenze progredivano con il procedere delle esperienze. Mi addentravo alla ricerca dell’origine della voce, dell’origine dei suoni, dell’origine del primo respiro che si trasforma in grido, in pianto. Più diventavo abile ad accogliere il senso dei gesti dei bambini sordi più loro si aprivano alla parola in modo naturale e spontaneo.
Mi mancavano i confronti con altri colleghi musicisti che si interessavano al rapporto musica-sordità [7]. Potevo avere scambi professionali con professionisti con altre formazioni. Fui invitata a partecipare ad un convegno durante il quale gli specialisti, a partire dal prof. direttore dell’Istituto di Audiologia, presentarono a turno, i loro modi di lavorare. Il pubblico fu affascinato dal film sulla musica. I bambini sordi che ridevano, cantavano, suonavano, catturarono l’attenzione e fecero sorgere emozioni nei presenti. Ecco… i sordi avevano fatto sentire la loro voce. Io ero stata l’intermediaria fra i bambini sordi ed il mondo dei suoni. Nessuno dell’équipe clinica avrebbe potuto dire quello che altri professionisti avrebbero detto in quegli anni. I professionisti dell’équipe conoscevano quei bambini; essi sapevano che erano sordi profondi. C’era un aspetto che non trovava spiegazioni: loro faticavano per gli accertamenti e la rieducazione; per noi era tutto un gioco.
Ebbi occasione più e più volte di presentare vari film che documentano l’attenzione di ascolto che i bambini sordi sono in grado di sviluppare negli incontri di musicoterapia. Che cosa mi sono sentita dire: “Non sono sordi, sono dei falsi…. lei è una strega…una santa…ci sono i sordi prima della Cremaschi e dopo la Cremaschi ecc.”. Qualcuno dal pubblico mi chiedeva: “ma come fanno a sentire se sono sordi… non riesco a capire”. Non sono mai stata in grado di dare risposte spicciole. I signori increduli se ne andavano convinti delle loro credenze. Un collega di un corso di musicoterapia un giorno, molto seccato, mi chiese: “Ma tu cosa intendi per suono?” Lo guardai e gli risposi: “Fondamentale e armonici”. Mi girò le spalle all’istante. In quegli anni, in quel corso, era un continuo parlare di suono, sul suono, attorno al suono… la mia risposta era lontanissima dalle descrizioni fatte dai colleghi, che, peraltro, non erano musicisti.
Era prevedibile che andasse così. Non si cambia opinione perché, in un film, si vede che alcuni bambini sordi cantano, vociano, si divertono, suonano, rispondono ai suoni ad occhi bendati. Per cambiare opinione occorre porsi in ascolto, sospendere il giudizio [8] , interrogarsi sulle proprie conoscenze, chiedersi che cosa è il suono, essere disposti ad allargare l’orizzonte, modificare il modo di pensare, di agire, di vedere le cose [9]. Si può chiedere questo a persone adulte, sicure delle loro convinzioni, della loro professionalità? Si può chiedere di ascoltare dei bambini che sconvolgono le loro regole? Una collega, un giorno, in tono molto amichevole, mi ha detto, che al pubblico ed ai colleghi, dava fastidio il mio atteggiamento di gioia, per i successi dei bambini. Avrei dovuto essere fredda, distaccata. scientifica, nel presentare i miei lavori. Facevo tesoro di questi commenti. Tornavo a casa, rivedevo quegli stessi bambini, interagivo con loro in presenza dei loro genitori e stavo attenta alle mie emozioni. Ad ogni incontro non smettevano di stupirmi. L’orizzonte delle conoscenze si apriva sempre di più. Nella presentazione dei film ho introdotto gli esami audiometrici. È servito a qualcosa? Chi sa leggerli? Con gli specialisti del settore ho più volte tentato di spiegare la differenza fra suoni puri (solo la frequenza fondamentale) e suoni veri, con timbro (fondamentale ed armonici). In audiometria si fanno i controlli per ottave, in musica si può verificare l’ascolto dei bambini per dodicesimi (i semitoni [10]) di ottava. Non sono stata capita. Non c’era la volontà di ascolto. Una barriera separa la cabina silente, che è scientifica, dagli strumenti musicali che fanno parte di un mondo a sè [11]. Si controllano le capacità di discriminazione per “gap” e picchi sonori. È toccato a me chiedere: “Che cosa si intende con “gap”, con picco?” “Si dice così e si compilano le prove”.
Le prove di ascolto attraverso strumenti musicali [12]non sono, non possono, non devono essere tenuto in conto, non sono scientifiche. I gradi della scala rispettano le regole della natura, quelle regole che abbiamo imparato a conoscere grazie a Pitagora ed ai pitagorici che hanno lasciato documenti scritti. Le regole pitagoriche non sono scientifiche.
Gli Insegnamenti provenienti dai sordi
I sordi mi hanno aperto gli occhi, le orecchie, il pensiero, le conoscenze. La prima regola che è crollata è quella che vorrebbe attribuire l’ascolto soltanto alle orecchie.
Il Corpo Vibrante è il protagonista dell’ascolto. La voce nasce dall’Ascolto.
Vale per noi la regola che vale per il mondo “Essere nel Mondo”. Le onde sonore si propagano attraverso l’aria e coinvolgono tutto ciò che fa parte della realtà (muri, pietre, legni, carta, liquidi, corpi ecc…) attraverso la risonanza. Si tratta di un fenomeno meccanico. A secondo del tipo di onda sonora (frequenza, intensità, timbro, durata) esse coinvolgono volumi da piccolissimi a immensi [13]. Attraverso le risposte dei sordi ai suoni, alla musica, al fare musica ho avvertito che anche il mio corpo convibra con la realtà. Ho cercato di comunicare questo messaggio. I danni derivanti dall’inquinamento acustico dimostrano che tutti riceviamo le onde sonore attraverso il corpo. Le risposte dei sordi ai suoni ci dicono come sia pregnante l’inquinamento acustico nei nostri luoghi di vita quotidiniana, perfino dentro alle nostre case, alle aule della scuole, nei luoghi di lavoro. Il logorio non riguarda soltanto le orecchie bensì il sistema nervoso centrale, esso abbassa i tempi di attenzione degli alunni, distorce la comprensione delle parole, produce danni neurologici nei lavoratori ecc. Questo sta accadendo da decenni ma la consuetudine di credere che si ricevono i suoni soltanto con le orecchie non vuole essere sconvolta. La musica è un’altra cosa; non c’entra con gli esami audiometrici. I bambini sordi sono sordi. Si ricevono i suoni soltanto con le orecchie. Il corpo non c’entra.
Si rivolgevano a me genitori che avevano figli sordi. Incontravo e incontro tuttora bambini che non avevano avuto l’opportunità di giocare con i suoni. In molti casi avevano gli atteggiamenti dei sordomuti (non emettevano la voce), disturbi di attenzione, di comportamento, di relazione. Eppure erano seguiti da specialisti, portavano apparecchi acustici, erano stati protesizzati precocemente…
Volevo studiare, sperimentare, cercare di capire. Dove erano gli ostacoli? Nei bambini? Sicuramente no…come potrebbero essere di ostacolo dei bambini? Essi imparano a conoscere se stessi attraverso i feedback dei grandi. Essi credono ai grandi [14]. Essi danno le risposte che i grandi si aspettano.
- Studiare per capire
…sicuramente …ma che cosa?
– La musica e la fisica acustica. Ho incominciato a studiare da capo. Ho messo in relazione l’armonia, le regole dell’armonia con la scala pitagorica. Ho messo in relazione il criterio dell’audiometria con le leggi sui suoni armonici. Ho capito il senso dei risuonatori di Helmotz, ossia la funzione delle casse armoniche (per gli strumenti musicali), delle cavità risonanti (per l’uomo). Sono andata a far tarare i miei strumenti musicali idiofoni. Lo schermo delle apparecchiature mi ha visualizzato le differenze di timbro. Ho trovato le stesse visualizzazioni nella parte intitolata “colonna sonora” [15] del film di Walt Disney “Fantasia”. Ho incominciato a confrontare le sonorità dei piccoli strumenti idiofoni, delle percussioni, con i registri del pianoforte. Mi sono procurata la tabella con le misurazioni delle frequenze di tutti gli strumenti musicali e delle voci umane. Ora avevo un quadro di consultazione chiaro, scientifico [16].
L’Orecchio. Ho raccolto libri, manuali, testi ecc. Non è facile porre a confronto la mentalità medica con quella musicale. In ogni caso ho riscontrato la stessa rigorosità nella fisica acustica come nella medicina. Allora perché era tanto difficile capirsi?
Il mondo della Relazione e della Comunicazione. Quali sono gli autori nell’ambito della psicologia che si preoccupano dei sordi? Sono sordi…non c’è altro da dire. Così ho scoperto che la problematica dei sordi sollecita attenzioni scarse o nulle. Anche questo nasconde dei “perché” proprio nel mondo della relazione e della comunicazione. È come se i rapporti sociali fossero qualcosa di separato dall’affettività, dagli apprendimenti. Si procede per separazioni (handicap fisico, minorazione sensoriale).
La linguistica. Come si imparano le parole? Si trattava di un quesito che non mi ero ancora posto. Nella relazione con i bambini sordi il linguaggio è l’asse portante del lavoro. Parole o gesti? Parole e gesti? Quale è la strada più naturale? La ricerca di risposte passa attraverso lo studio della linguistica. Questo può sembrare credibile fino a quando i sordi dimostrano che c’è una strada che non passa soltanto attraverso l’orecchio, c’è il Corpo Vibrante. …”Il fatto è che il significato non è soltanto un fenomeno linguistico. Per dirla in fretta è anche, lo accennava bene ieri Pontiggia [17], un significato gestuale, appartiene alla gestualità. Vi ricordate ieri Pontiggia giustamente reagiva alla teoria della linguistica strutturale di De Saussure che ritiene di poter separare significante e significato e ritiene di venirci a raccontare che le parole, i suoni, le grafie sono insignificanti, arbitrarie. Io ho lavorato tanto su questo e sono contento che l’amico Pontiggia la pensi come me. Questa è una pura sciocchezza. E’ un punto di arrivo non il punto di partenza della significatività” [18].
La psicoacustica. La parola nasce dall’ascolto. L’ascolto investe tutto il corpo. La parola è voce, corpo, emozione, relazione con il mondo, con gli altri, con se stessi.
Ascoltare i sordi
Potevo forse separare gli apprendimenti dalle emozioni, dal modo personale di percepire? Più studiavo e più capivo che la verità era nei bambini. I sordi si dimostravano affamati, golosi di suoni. I sordi, come le persone con difetti visivi dipendono dagli occhiali, dipendono dagli apparecchi acustici. Attraverso tutta la corporeità rivelavano e rivelano tuttora in che cosa consiste ricevere le onde sonore. Vanno accostati due aspetti:
Il suono è un fenomeno complesso <————–> La percezione dei suoni è complessa [19].
- La ricezione dei suoni riguarda:
il corpo, per i suoni fondamentali ed i suoni gravi in generale;
i residui uditivi, per le formanti armoniche;
l’utilizzo degli apparecchi acustici.
È possibile parlare in questi termini con persone che sono convinte che:
si sente soltanto con le orecchie?
i timbri sonori, detti anche fonemi, sono i mattoncini che compongono le parole (si imparano i fonemi, poi i bisillabi, i trisillabi ecc.)?
le parole sono codici che si imparano a memoria?
La linguistica ha studiato il linguaggio adulto, un linguaggio articolato e strutturato. Da questa visione del linguaggio sono stati dedotti i programmi di lavoro da somministrare ai bambini [20].
I bambini sordi mi stavano insegnando che la voce sgorga dal Corpo Vibrante in ascolto, che la parola nasce, scaturisce spontanea attraverso l’ascolto. C’è un mondo in ogni vocale, in ogni consonante. Mi sono fatta guidare dai bambini. La parola non è un codice. La parola è già in noi, prima della nascita. La parola si forma in noi a partire dal grembo materno, la Prima Orchestra. Ogni mamma, nei mesi della gestazione, parla al figlio con il cuore. Le emozioni della mamma modificano il ritmo cardiaco. Il pulsare materno è un pulsare che parla e trasmette le emozioni al figlio. Le esperienze sonore, in ciascuno di noi, sono radicate nella memoria originaria, la memoria del pulsare cardiaco, il ritorno dello stesso pulsare che permette di riconoscere quello che abbiamo già ascoltato. Senza la memoria originaria non ci può essere parola. Il pulsare investe il corpo, fa crescere il corpo, ci fa passare dall’essere embrione a feto, a bambino. Il neonato è pronto a fare sentire la sua voceperchè i nove mesi di gravidanza sono stati intrisi di timbri sonori, di rumori, di ritmi, di voci, di tutte le esperienze che sono in noi attraverso la Prima Orchestra. Tutto questo vale anche per i bambini sordi. Attraverso la Risonanza Corporea attuata nell’Improvvisazione Clinica al pianoforte, i bambini sordi ritrovano il mondo dell’accoglienza, dell’amore già conosciuto prima di nascere. Si pongono in ascolto, in un ascolto totale che investe ogni centimetro cubo della corporeità. Le onde sonore della risonanza corporea sono fonte di emozioni che i bambini esternano facendo sentire la loro voce.
Non mi sono accontentata di farmi guidare dai bambini, li considero dei maestri. Come posso spiegare questo? Con il fatto che mi sono posta e mi pongo tuttora in ascolto dei bambini, senza giudicare i loro comportamenti, senza chiedere prestazioni. Riprendevo (e riprendo) gli incontri con la telecamera per scovare quali sono gli aspetti umani che favoriscono il farsi spontaneo della voce e della parola nei bambini sordi. I bambini sordi con turbe di comportamento o disturbi veri e propri nella relazione e nel comportamento, erano e sono i maestri più difficili e più efficaci [21]. Dopo aver rivisto le immagini filmate con altri professionisti, sorgevano discussioni tanto vivaci quanto importanti. Occorreva intraprendere uno studio centrato sul pensiero. Dagli insegnamenti dei sordi nascono i principi teorico-epistemologici per i libri “L’Incanto della Parola” e “Dal Suono al Segno”. Gesto, suono, segno sono un unico evento. A contatto diretto con i suoni (risonanza corporea), i bambini sordi, come tanti altri bambini che presentano difficoltà, turbe assenza del linguaggio, si aprono alla parola, spontaneamente. Questo è inaccettabile per i tecnici che separano la parola dal gesto, il gesto dal segno, il senso dal significato, il significato dal significante ecc. Il problema non risiede nei bambini ma nelle credenze di chi ha assorbito un certo modo di pensare e lo vuole applicare ai bambini sordi con la convinzione che essi debbano, per forza, rispettare ed adeguarsi a queste regole. L’insuccesso conferma i danni attribuiti alla sordità. La parola non nasce dai suoni, secondo questo modo di pensare; la parola è un codice da imparare a memoria. Ma allora, come nasce, come evolve la memoria? I sordi insegnano come si forma la memoria acustica, quale è il senso di un singolo suono come fonte, origine della parola, il valore del dialogo non verbale come origine del verbale.
Il pensiero
C’è lo studio utile per superare gli esami e c’è quello utile per cercare risposte agli interrogativi. Si genera un rinvio di interrogativi. Avevo già ri-incominciato da capo a studiare la fisica acustica, l’armonia, la polifonia vocale, il canto gregoriano, alla ricerca della musica. Ora riprendevo autori studiati a scuola per cercare di scoprire il senso dei loro pensieri.
Maieutico… ossia far in modo che una persona nasca un’altra volta. La ricerca maieutica della verità è al tempo stesso destabilizzante e feconda di risultati.
“Sapere è sapere di non sapere. Sapiente è colui che ammette di non sapere”. Questo modo di esprimersi costò la vita a Socrate e, nel contempo, lo consacrò all’immortalità.
“Conosci te stesso” era scritto sul tempio di Delfi. Conoscere se stessi è apparentemente facile.
Socrate, condannato a morte per il fascino che esercitava sui giovani, mi ha affascinato quando avevo quindici anni. Ora non si trattava più di un entusiasmo adolescenziale; queste parole suonavano dentro di me in un altro modo. I bambini sordi, soprattutto quelli in maggiori difficoltà [22], erano fonte di scoperta, di impegno, di gioia. Avrei mai potuto nascondere o mascherare queste emozioni? Incominciavo a capire e gioivo Gioia – Gioire – Gioco. La musica è un gioco, Suonare, per le lingue: inglese, tedesco e francese, è giocare.quello che capivo. Avevo, come ho tuttora, la consapevolezza di capire soltanto in parte… c’è sempre il “domani” che mi offre del tempo in più. Tutto questo va a cozzare contro le esigenze delle misurazioni, delle certezze, dei programmi di lavoro. In Maurice Merleau-Ponty [23] trovai spiegazioni a quello che stavo vivendo. La fenomenologia rispetta la soggettività. Poiché io non sono sorda come posso imporre al bambino quello che io credo essere il modello linguistico da imitare? Ogni persona percepisce in modo personale.
Ad anni di distanza, vedo con chiarezza il perché dei contrasti con i miei colleghi al corso di musicoterapia (e non solo). Per i loro studi ed il loro modo di pensare il sordo è un diverso con delle connotazioni che lo caratterizzano [24]. Ci troviamo di fronte all’oggettività. Per loro i sordi sono caratterizzati dai limiti descritti sulle pagine dei testi.
Per me ogni bambino sordo è una persona, diversa da tutte le altre, è fonte di scoperte, una sorpresa continua. Mi trovo di fronte alla soggettività.
Quando un bambino sordo fa qualcosa di straordinario, di imprevedibile (suonare al tempo, intonare la voce, improvvisare una melodia, riconoscere i gradi della scala, ossia essere in grado di fare un dettato musicale ecc.) la spiegazione più comoda è “Si tratta di un caso”. Questo “caso” può diventare una regola, un’abilità acquisibile anche per altri bambini? Come si fa a rispondere? Personalmente non ho mai trovato risposte facili. Più che risposte trovo domande. Allora la cosa si pone in altri termini. Se un bambino sordo fa qualcosa di incredibile rispetto ai modi di pensare comuni, mi chiedo: “Incredibile rispetto a che cosa?” La risposta è: “Rispetto alla descrizione dei sordi, dei sordomuti”. Trattando un sordo da sordo, ossia privandolo del mondo dei suoni, soprattutto del suo modo di ricevere i suoni, lo si fa entrare a viva forza nel recinto del sordomutismo. Sorge un’altra domanda: “Quale è il suo modo di ricevere i suoni?” Risponde Socrate: “Sapere è sapere di non sapere”. Se riesco a pormi in ascolto della persona forse intravedo quale è il suo modo di percepire. Ecco il motivo per il quale i sordi possono cantare [25].
- La Risonanza Corporea
Come ho fatto a pensarci? Non ci ho pensato io… i bambini sordi (sordomuti) dell’Istituto per sordomuti della mia città mi hanno portato a scoprire la potenza della risonanza del pianoforte a coda. Stavano così abbracciati al pianoforte che ho dato loro il permesso di andarci sopra. Si stendevano e non si muovevano più. Che cosa stava accadendo? Non lo so… perché vogliamo saperlo? I sordi sono come noi, il loro corpo vibra come il nostro, essi vivono nel mondo come noi. Una differenza c’è. Spesso, ancora troppo spesso, i sordi devono vivere in un mondo circoscritto per loro, per le convinzioni degli udenti.
Arrivavano i risultati a raffica: prolungarsi dell’attenzione, modificazioni del respiro (dallo stato di stress al rilassamento spontaneo), cambiamenti della voce, desiderio di parlare, memoria acustica, voglia di imparare, richiesta del nome degli oggetti ecc.
Ci sono modi diversi di reagire a tutto questo. Io ne ho sempre gioito. Una professionista esperta e responsabile del servizio dei sordi per la Provincia, commentò: “La Cremaschi ha scoperto l’acqua calda!” Ma si, accettai anche questo. Al mondo c’è posto per tutti. La professionista era proprio sorda, colpita dal tipo di sordità incurabile, la sordità di chi non vuole sentire. Con questi personaggi (e sono tanti, proprio tanti), non c’è proprio niente da fare. Il filosofo Carlo Sini, nel suo libro “Idoli delle conoscenze” definisce questi atteggiamenti come superstizioni. Credere che il sordo non sente nulla è superstizione, come credere che se versi il sale accadrà una disgrazia.
“I sordi sentono le vibrazioni”
“I suoni sono vibrazioni“
Più il bambino sordo vive gli incontri di musica con gioia, più la sua voce si arricchisce di armonici, diventa acuta, squillante, gioiosa, tipicamente infantile.
Per lavorare in questo modo mi sono liberata dallo scolasticismo [26].
Ho trovato delle regole chiare, precise, di natura musicale, matematico-fisico-acustica e filosofica. Musica, matematica e filosofia sono sempre andate d’accordo. Pitagora ne è l’incarnazione storica.
Così trovo dei maestri:
i bambini;
i grandissimi della storia.
Socrate, Platone, Pitagora, Guido d’Arezzo, Husserl, Merleau-Ponty. Edith Stein ecc.
La risonanza corporea non è certo una novità. Il Corpo Vibrante è all’origine della notazione musicale. Per comprenderlo occorre guardare ai segni della scrittura ritrovandone il valore simbolico, piuttosto che giudicarla come una scrittura convenzionale. Lo stesso vale per le lettere dell0alfabeto, per i numeri.
I bambini sordi mi hanno aperto delle autostrade da percorrere con grande serenità. Sono autostrade perfino negate ai bambini normali messi in condizione di imparare a leggere, scrivere e far di conto in modo meccanico, perfino addestrativo.
[1] Mi riferisco al mito della caverna di Platone.
[2] Mi riferisco alle interminabili discussioni, ormai datate nel tempo, al corso di musicoterapia di Assisi.
[3] Oltre ai servizi audiologici comprendo gli insegnanti, i professori che preparano gli insegnanti di sostegno, i musicoterapisti, i tecnici, i rieducatori ecc…
[4] Se voglio essere sincera le mie esperienze risalgono all’infanzia. Abitavo nella stessa via dove aveva sede l’Istituto Sordomuti di ambo i sessi”. Ai funerali partecipavano anche le file di bambini orfani e sordomuti. Gli orfani erano rimproverati perché chiaccheravano invece che pregare. I sordomuti parlavano con le mani e con gli occhi. Si guardavano fra di loro. Non cercavano, neppure con lo sguardo, i bambini del quartiere.
[5] Edagr Willems non ha realizzato esperienze con bambini sordi.
[6] Parlo degli anni settanta.
[7] Mentre io andavo alla ricerca dei principi umani validi dalla notte dei tempi, i professionisti con i quali cercavo di parlare riponevano la loro fiducia negli oggetti, nelle macchine.
[8] “Un sordo sente le vibrazioni”.
[10] Per chi conosce la musica sento il dovere di confermare che i bambini sordi, quando incominciano ad ascoltare, riescono a riconoscere le differenze fra i semitoni.
[11] Dobbiamo riconoscere che la cultura musicale è in grave degrado. Gli strumenti musicali sono frutto di studi e calcoli che pochi conoscono. Basta un nulla per dover accordare uno strumento. Non si può suonare insieme se non ci si calibra sullo stesso diapason. L’orchestra inizia dopo il controllo del diapason.
[12] Parlo di strumenti musicali acustici non certo di quelli elettrici. la ricezione passa attraverso le casse di risonanza. I suoni sono suoni veri, non campionati, privi di risonanza propria.
[13] Le onde sonore prodotte da un uccellino sono frequenze acute, le onde del terremoto sono frequenze gravissime. In ogni caso di tratta di onde vibratorie.
[14] Questo non riguardai bambini.
[15] La rappresentazione dello spettro sonoro.
[16] Non servì a nulla. Non fui neppure ascoltata. I miei colleghi al corso di musicoterapia continuavano a dire che non era scientifico.
[17] Giuseppe Pontiggia, l’autore del libro: “Nati due volte”
[18] Carlo Sini F.I.M. presso “Le Stelline”, dal titolo “Il canto originaro”, Milano 2001, Convegno”
[19] La diagnosi della sordità infantile è difficile e delicata. Come possiamo essere certi delle risposte ai suoni provenienti da bambini di otto, dieci mesi? Durante un convegno svoltosi a Bergamo nel 1991, il prof. Massimo Del Bo, allora direttore dell’Istituto di Audiologia dell’Università di Milano, dichiarò che la percentuale di errore nella diagnosi di sordità infantile si aggirava del 90-95%.
[20] Nella mia pratica di lavoro incontro numerosi bambini “normali” che hanno difficoltà nel linguaggio e che non possono essere seguiti in logopedia perché: “Non sono pronti per il lavoro logopedico”. Infatti i problemi nel linguaggio sono legati con quelli di comportamento, di attenzione, di relazione. Come è possibile somministrare un programma di lavoro a bambini che non stanno attenti, non guardano in viso, non ascoltano? Il linguaggio nasce nella relazione.
[21] Non esistono studi che dimostrino quanti sordi possono diventare psicotici. Non riuscire a comunicare, ad esprimere se stessi, porta conseguenze gravissime per la persona. Certe rigidità della rieducazione, la debolezza di alcuni genitori, il rifiuto del figlio sordo conducono la persona sorda in un vicolo cieco. Non dimentichiamo che essi sono stati chiamati sordomuti e che ad essi veniva attribuita l’insufficienza mentale. Il vecchio termine inglese deafdumb, indicava sordo-scemo.
[22] Quelli che non rispondevano a nulla, che erano aggressivi, sospettosi, privi di linguaggio, con turbe nella relazione, nel comportamento, negli apprendimenti.
[23] “Fenomenologia della percezione”
[24] Nel “manuale di musicoterapia” R. Benenzon dice “…applica sui sordi il programma che usi per i deficienti mentali”
[25] Nel 1841 il prete veronese Antonio Provolo pubblicò il saggio “Sul far cantare i sordi dalla nascita”. Così c’è anche la con ferma storica che i sordi possono cantare.
[26] Non mi è stato difficile perché non l’ho mai sopportato neppure sui banchi scolastici.