STEFANIA BATTARINO E LA MUSICOTERAPIA UMANISTICA IN SARDEGNA

Incontriamo Stefania Battarino, Musicoterapeuta Certificata che ci racconta la sua storia.

Dove svolgi la tua attività di musicoterapia? Da quanto tempo?

Vivo e lavoro a Cagliari dove si trova anche il mio studio di musicoterapia che è nato nel luglio del 2001 ma ho iniziato a fare musicoterapia nel 1997 in un centro diurno per persone adulte con disabilità.
A Cagliari ancora non si parlava di musicoterapia ed è stato per me un lungo e appassionante periodo di incontri nelle scuole, nei centri di riabilitazione, nelle associazioni e in tutti gli enti che si occupavano di disabilità e di benessere della persona. Viaggiavo per la Sardegna in lungo e in largo per parlare con le persone e far loro conoscere la musicoterapia umanistica. In quegli anni prendevo tanti aerei per proseguire con la formazione e per incontrare le persone a cui volevo e voglio tuttora bene.

A che persone ti rivolgi principalmente?

Ho sempre lavorato con persone di diverse età ma ho una maggiore esperienza con giovani e adulti con disturbi psichiatrici e varie disabilità; recentemente ho iniziato a lavorare anche con gli anziani. Mi piace inoltre condurre seminari di crescita personale con chi desidera fare un lavoro su di sé; questi sono incontri preziosi per me perché posso sperimentare e tornare alla musica in modo diverso, forse più libero e creativo e con minori tensioni.

Collabori con professionisti di altri settori?

Si e con molto piacere, lavoro in coppia con Francesca Lilliu con cui collaboro da quasi 10 anni. Francesca è una danzamovimentoterapeuta con la quale abbiamo dato vita al progetto che abbiamo chiamato Sinergia perché unisce le nostre competenze.
Con lei ho anche ritrovato l’aspetto più artistico del nostro lavoro, è un piacere suonare e rispecchiare i suoi movimenti, lasciarmi condurre dalla sua energia ed è bello anche cercare nuovi strumenti musicali per sostenere, incoraggiare e rinforzare.

Collaboro inoltre con Alessandra Micheli, una fisioterapista ed operatrice shiatsu; uniamo il trattamento shiatsu con l’armonizzazione del suono strumentale e/o vocale e ultimamente con Patrizia Piras che fa reflessologia plantare e fiori di Bach.
Queste collaborazioni sono preziose per me perché sono occasioni per farci domande a vicenda, per comprendere meglio il nostro lavoro.

Spesso gli obiettivi del nostro procedere sono identiche ma il modo di raggiungerli è diverso, riscopriamo quindi il ruolo del suono, del corpo, della relazione, dello spazio, dell’energia e del tempo, del peso, dello scambio, dello sguardo, del rispetto reciproco.
Sono momenti nei quali la musica e il movimento trovano una nuova vita.

Nell’incontro delle differenze ci sono sempre delle nuove nascite.

Sono convinta che non esista una “verità”, che non ci sia in assoluto un modo giusto o sbagliato di agire. Nell’incontro con gli altri professionisti, anche con musicoterapeuti di diversa formazione, mi sono lasciata sorprendere dalla ricchezza delle differenze, dai diversi punti di vista, da come ognuno di noi guarda, ascolta e si muove nel proprio spazio interno ed esterno.

Vivere su un’isola, da giovane non mi piaceva e scappavo appena potevo, viaggiavo alla ricerca di terra ferma, della stabilità, della certezza.
Volevo ascoltare nuove voci, nuovi suoni, parlavo le lingue straniere e questo mi rendeva libera e mi dava una grande euforia.

Dentro di me albergavano i miei antenati viaggiatori ma io non ne ero consapevole.
Quando tornavo a casa ero confusa.
Nel mio lavoro di musicoterapia, volevo riportare e riproporre le esperienze fatte sulla terra ferma, ma le voci, i suoni, gli sguardi, le reazioni, gli atteggiamenti delle persone della mia terra isola erano diversi e tutto mi sembrava difficile.
Quello che capitava sulla “terra ferma” non capitava nella mia.

Perché eravamo così diversi?
Quello che imparavo a Bergamo, a Bologna ma anche ad Amsterdam o a Londra, non valeva a Cagliari e ancora meno in altre zone della Sardegna.
Chi ero io? Come mi dovevo muovere? Cosa e come suonare? Quale musica?
Perché tutto era così diverso?

Non chieder più Nulla per te qui resta. Non sei della tribù. Hai sbagliato foresta.

(Cabaletta dello stregone benevolo di Giorgio Caproni)

Io sono cresciuta perché ho ascoltato lingue e accenti diversi, cercando di rispettarli.
E solo ascoltando le altre voci, ho potuto ascoltare meglio la mia.
Ora posso dire che è bello vivere su una terra antica e ho scoperto che quel senso di instabilità e di precarietà, albergava soltanto dentro di me e proprio come accade negli incontri di musicoterapia, ho dovuto guardare e trasformare il mio disagio per entrare in risonanza proprio con quella “foresta”.

Si è creata una rete di collaborazioni con altre figure professionali/associazioni del territorio?

In tutti questi anni si è creata una rete che a volte è invisibile perché è fatta di passaparola. In un mondo dove il marketing e i social trionfano, io lascio le energie dedicate alla pubblicità a chi ne ha voglia.
Sono convinta che le persone vengano a fare musicoterapia perché veramente lo desiderano e perché trovano uno spazio di ascolto e accoglienza.

Entrano in uno studio pieno di strumenti musicali, di cesti e di colori, trovano un giardino con gli alberi di arance e credo che sia bello suonare e stare insieme così.
Le persone arrivano perché gli altri ne parlano.
Certamente ho collaborato e collaboro con centri che si occupano di disabilità, quindi arrivano con il loro bus gruppi di adulti disabili, tante famiglie e gruppi di persone che amano la musica, la danza, l’arte e che cercano uno spazio autentico.

Stefania Battarino